Acero: marezzatura stretta
Abete: venatura regolare e forte
Vernice: trasparente
Intervento: china e acrilico
Riccardo Dalisi
architetto, designer e artista
Riccardo Dalisi (Potenza 1931)
architetto, designer e artista
Si laurea in architettura nel 1957 all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, allievo di Della Sala, che aveva lavorato con Gropius; imparò da lui l’incontentabilità, non essere mai soddisfatti dei risultati e lasciarsi stimolare anche dall’errore, una variabile che apre spazi mai programmabili.
Nel 1963 nello studio di Francesco Della Sala conosce Massimo Pica Ciamarra, entrambi realizzarono insieme a Michele Capobianco, il Palazzo della Nuova Borsa Merci.
Negli anni sessanta si dedica anche al design realizzando un tavolo smotabile mentre nel 1969 diventa professore alla facoltà di architettura di Napoli e nel 1973 è uno dei fondatori del movimento dei Global Tools, che nasce come pura espressione del Radical design.
Sempre in quegli anni realizza opere di riqualificazione del Rione Traiano sfruttando la cooperazione con gli artigiani locali.
Nel 1979 è incaricato dalla ditta Alessi di produrre una versione della classica napoletana e inizia il suo lavoro di ricerca sulla caffettiera napoletana.
Questa ricerca, che ha prodotto caffettiere di varie fogge e sculture che giocano con i sottintesi di quelle vecchie forme, dai prototipi inventati, frutto del quotidiano rapporto coi lattonai ed i ramaioli di Rua Catalana.
Nel 1987 la caffettiera napoletana entra in produzione e Dalisi diviene internazionalmente noto per quello che è ormai diventato il fulcro di un’opera buffa del design, premiata con il Compasso d’Oro 1981.
Riccardo Dalisi introduce, nel design il folclore, la manualità artigianale, i materiali antichi.
Il suo nome si associa immediatamente all’invenzione poetica di oggetti e arredi che rievocano l’infanzia, la poetica del quotidiano, la libera espressione dell’arte. “Di fatto tutti mi dicono che sono un poeta”
Come designer esprime una grande esperienza e dottrina, creando forme che sono state commercializzate da note aziende quali: Zabro, Zanotta, Alessi, Oluce, Playline, Morphos, Fiat, Munari, Kleis, Baleri, Rex, Slamp, Eschenbach, W.M.F., Rosenthal, Ritzenhoff, Il Cocchio, Glass, Bisazza, ed altre.
Nel 1995 incomincia a scolpire, ottenendo subito esiti importanti e sicuri come attestano le mostre a Palazzo Reale di Napoli e a Palazzo Marigliano a piazza dei Martiri a Napoli, a Lamezia Terme (Catanzaro), a piazza Esedra a Salerno.
Nel 1997, in collaborazione con la C.N.A. (settore artistico) di Napoli, la Soprintendenza ai beni architettonici ed ambientali, ed il Comune di Napoli, ha coinvolto i suoi artigiani per l’allestimento, ormai diventato permanente, di Rua Catalana con le sue sculture e i suoi lumi.
L’esperienza, denominata Napolino, dal nome di un lume-scultura, realizzata per l’occasione ha l’obiettivo di far emergere la strada come monumento vivente.
Nel 1998 Napolino è selezionato dalla Comunità Europea come uno degli otto progetti pilota da adottare e diffondere nel mondo per l’elevato livello culturale.
Negli ultimi trent’anni si è accostato sempre più all’espressione artistica.
I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi Musei europei e d’oltreoceano ( la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Guggenheim Museum di New York, il Museo di Copenaghen, il Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo Reale di Napoli, la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna, il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Musèe des Art Decoratifs, Parigi, Museo di arti decorative, Groningen – Olanda, Denver Art Museum, Denver-Colorado, Museo d’Arte, Montreal – Canada).
Nel panorama dell’arte contemporanea, le sue sculture rivelano un artista “che sa essere garbato … gioioso, ilare, ironico e anche umano, fantastico, persino grottesco” (G. Dorfles).
I suoi disegni sgorgano rapidi dal vivo della sua interiorità più sensibile e sembrano uscire spontaneamente dalla penna, dalla mano.
Le sue opere sono il frutto di un capovolgimento del processo creativo, in cui “il progetto non è l’idea a monte del lavoro bensì lo sbocco, lo svelamento finale di un’attività concreta” (A. Bonito Oliva).
Nel 2010, dopo una lunga ricerca preparativa, ha promosso la prima edizione del “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita.
Vive a Napoli da sempre, dove insegna presso la Facoltà di Architettura dell’Ateneo Federiciano.